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Un giornalista divorziato e in perenne conflitto con un figlio troppo preciso ed ordinato, un sedicente nobile decaduto che perde la testa per una ragazza lesbica, un geometra con visioni mistiche, un barista dalla gag facile e un primario ospedaliero goliardico e impudente le "zingarate" di cinque amici toscani, interpretati da altrettanti attori di bravura insuperata, narrate con un piglio cinico e sarcastico che ha fatto epoca nel cinema italiano. Inizialmente destinato alla direzione di Pietro Germi e poi affidato a Mario Monicelli, "Amici Miei" è una sorta di ponte tra la comicità della cosidetta "commedia allitaliana" degli anni sessanta e lamarezza dei primi settanta. Alcune sequenze (gli schiaffi gratuiti ai passeggeri dei treni fermi alla stazione, la bizzarra degenza ospedaliera, etc), battute (la famigerata "supercazzola prematurata") e canzoncine ne perpetuano negli anni lenorme portata comica e ne fanno un capolavoro assoluto del nostro cinema di ogni tempo.,