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Il 13 ottobre 1972 un aereo proveniente da Montevideo nellUruguay e diretto in Cile, recante a bordo con altri passeggeri la squadra dei giovani rugbisti, precipita in uno spazio nevoso sulle Ande. Durante una forte turbolenza ha perduto prima unala contro un roccione, poi laltra la cabina, da cui sono stati risucchiati molti passeggeri e strappati sedili, si assesta mutilata sulle pendici del nevoso vulcano Tinguiririca. Venute meno le prime speranze di esser cercati e salvati, con un freddo spaventoso, i superstiti debbono darsi da fare, utilizzando le copertine dei sedili per farne panni di fortuna avvalendosi anche di qualche arnese, di corde o aggeggi recuperati e, in primo luogo, curando alla meglio i molti feriti per fratture alla testa e agli arti, mentre altri muoiono per le ferite riportate. Fallisce il tentativo faticosissimo di andare a cercare le batterie per fare funzionare la radio di bordo, rimaste nellala conficcatasi fra i picchi di rocce lontane. Tutti collaborano, ma sono Nando Parrado (a cui è morta fra le braccia la sorella), Antonio Balbi e Roberto Canessa a capeggiare la resistenza e ad alimentare la speranza. A sera, malamente riparati dal gelo nella cabina si prega. La decisione atroce di nutrirsi con i corpi dei morti - autentici blocchi di ghiaccio allesterno - ad un certo momento si rivela impellente e obbligatoria. Poi Nando e Roberto, equipaggiati alla meglio e peggio, ne prendono unaltra, rischiosa e coraggiosa attraverseranno quella parte delle Ande in direzione del Cile per cercare aiuto. Raggiungono quel paese il 23 dicembre e da là ritornano con due elicotteri per portare la salvezza agli amici ancora vivi.